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Per chi ancora non mi conosce e desidera venirmi a trovare posso dire che ho i piedi ben piantati sulla sommità del prato della Crotta, subito fuori del piccolo e splendido villaggio di Orcesco, in val Vigezzo; da qui parto e mi inerpico su, nel folto di una splendida foresta di faggi per sbucare in quel piccolo paradiso che è l’alpe Campra, al cospetto della parete nord del pizzo Ragno.
Da tempo immemorabile con orgoglio indico la strada e trasporto tante persone, chi a scoprire e chi a rivedere questo splendido alpeggio.
Tra questa moltitudine di amanti della natura e delle camminate ho conosciuto in particolare Toto, gran camminatore e innamorato della montagna, che dall’inizio degli anni Cinquanta, quando cominciava a muovere i primi passi, viene spesso a trovarmi e a calpestare i miei gradoni e le mie pietre.
Tra noi si è instaurato un rapporto di grande amicizia, ed è sempre una gioia per me sentirlo arrivare per salire ancora una volta lungo il mio tragitto. Non si contano le volte in cui è tornato da me, spinto da quel suo irrefrenabile impulso che lo spinge verso la montagna, in ogni stagione, al caldo dell’estate, sulle foglie secche dell’autunno o con le ciaspole sotto la neve.
Per dimostrargli la mia gratitudine spesso gli mostro i caprioli, che scorazzano qui attorno, o i camosci che in inverno scendono fin qui in cerca di cibo, o ancora qualche bel porcino nella stagione autunnale.
Da un po’ di tempo, però, purtroppo qualcosa è cambiato e in entrambi si è insinuata tanta tristezza. Tutto ha avuto inizio qualche anno fa, quando Toto ancora una volta è tornato a trovarmi. Ad un certo punto della mia salita, poco sotto il Sasso di Campra, ha avuto un sussulto, fermandosi incredulo, quando poco sopra gli è apparsa una grossa ruspa, arrivata fin lassù dopo aver squarciato e devastato lo splendido bosco di faggi.
“La chiamano pista agro-silvo-pastorale”, gli ho detto, “voluta da un certo signor Progresso per permettere ai fuoristrada dei soliti pochi intimi e alle mucche di raggiungere più agevolmente Campra; le mucche sono salite da me per decenni, erano sempre contente, ora non torneranno più da me e la gente si dimenticherà della mia esistenza!”.
Toto si è seduto sconsolato su un mio gradino. Dopo un lungo silenzio mi ha detto: “Vedi, il signor Progresso, che progresso non è, ha già reso invivibili le nostre città ed ora sta cercando di distruggere anche la meraviglia di queste zone; il guaio è che la gente di quassù è ammaliata dal Progresso e non si rende conto di rovinare la bellezza che la circonda”.
“Poco sopra la ruspa”, ho proseguito io, “c’è quel breve, splendido mio tratto pianeggiante, all’altezza del Sasso di Campra, che ti ha sempre affascinato: prima che sia troppo tardi, fotografalo e filmalo per un’ultima volta con la tua inseparabile videocamera, così ti ricorderai di quanto ero bella e suggestiva”.
Toto continuò la sua salita, si fermò a lungo al Sasso di Campra, mentre con la videocamera riprendeva quello splendido sentiero.
Dopo qualche settimana Toto è tornato da me: il mio tratto pianeggiante al Sasso di Campra non c’era più, devastato dalla ruspa; avevano anche installato una panchina per fermarsi un attimo a meditare sull’idiozia umana.
Da allora io e Toto ci siamo rivisti ancora decine di volte; mi mancano gli zoccoli e i campanacci delle mucche, ma l’amicizia di Toto non finirà mai, ed io continuerò con orgoglio a riportarlo lassù, tutte le volte che vorrà, nel piccolo paradiso di Campra.
Guarda il video:
Campra è incantevole; quante volte ci sono salito e continuerò ad andarci. Mi lascia un senso di pace incredibile. Proprio vero che la carraia ha rovinato tanto; la salita non è più la stessa, ha perso tanto del suo fascino. A volte preferisco arrivare dall’alpe rosso
Grazie Piero del tuo contributo. Avrai certo capito che sono tuo cugino Carlo di Como l’autore dell’articolo e il titolare del blog. Mi farai piacere se continuerai a seguire i miei articoli che continuo ad implementare.
Praticamente sono cresciuto a Orcesco , i miei mi ci hanno portato in vacanza appena nato ( ora ne ho 47 di anni) e continuo a frequentare tuttora .
A Campra ero di casa , d estate quando le giornate erano lunghe molte volte Salvio all’ ora di cena quando ormai tutti erano già scesi e tornati nelle loro case era proprio allora che assaporato la vera magia di Campra . Ora ci torno spesso e quella magia dei tempi lontani mi prende come allora ….questa è
Campra un luogo magico in un angolo dell’ Ossola ….in un angolo del mio cuore
Caro Carlo,
è fin da piccolo che frequento la valle vigezzo, ma non sono mai stato all’alpe Campra, ( anche perché la mia vera passione non è nata in giovane età).Dopo aver letto il tuo breve racconto mi è venuta ancora più voglia di salirci. Mi immagino di trovarti alla sommità del prato della Crotta ad indicarmi il sentiero.
Grazie Luca
Caro Luca, grazie per aver apprezzato il mio articolo, un racconto come avrai capito autobiografico (Toto era il mio soprannome da piccolo). Campra è stata la mia palestra di montagna quando ero un frugoletto, qui ho imparato ad amare e rispettare la montagna e la natura, ed è anche per questo che la famigerata pista forestale è stata un colpo al cuore per me. Per tutta la vita ho scalato montagne e continuo ancora a farlo, ma quando torno in Campra ritrovo i mille ricordi della mia ormai lontana gioventù. Sarei felice di salirci con te, in Vigezzo trascorro lunghi periodi ogni mese ed in ogni stagione. Contattami pure nella sezione “contatti”. A presto. Carlo.